Ho abbracciato l’alba
a Venezia.
Nulla si muoveva ancora
sulla fronte dei palazzi.
L’acqua era morta.
Ho camminato
e le pietre mi guardavano ormai
piene di pallidi e freschi bagliori.
Ho inseguito l’alba fuggitiva
fra i campanili e le cupole,
ali di gabbiani si alzavano senza fruscio
e ho sentito un po’
il suo corpo immerso
da un gradino d’oro
fra cordoni di seta,
filigrane d’argento, velluti verdi
che anneriscono come bronzo al sole.
Mare e cielo mi attiravano
come un Dio
dagli enormi occhi azzurri.
Monete d’oro giallo sparse sull’acqua
a reggere una cupola
di smeraldi.
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